Oggi ho avuto il piacere di intervistare l’architetto dei sogni Angelo Garini al termine del corso di formazione per wedding planner e curatori di eventi. Questo pomeriggio infatti gli studenti hanno sostenuto la prova di progettazione di un matrimonio e hanno esposto poi il loro lavoro davanti a tutta la classe.

Ho avuto la possibilità di assistere all’esposizione degli studenti, esattamente come ho fatto io qualche mese fa dopo aver frequentato il corso di Angelo. E poichè ho vissuto in prima persona questo momento, ho deciso di darne rilievo con un’intervista che verte proprio su questo aspetto: l’importanza dello svolgere un progetto di matrimonio a conclusione del percorso di formazione.

1. Perchè è utile questo tipo di prova alla fine del corso per un futuro wedding planner?

Secondo me è il cuore di ciò che fa un wedding planner, perchè mette insieme quelle che sono le categorie di valutazione che io applico: valuto l’originalità dell’idea, la razionalità e la capacità di esposizione. La prima non significa un giudizio sull’estetica del progetto che non mi compete, ma capire quanta ricerca c’è dietro; la razionalità perché io dico sempre che per fare questo lavoro bisogna avere capacità organizzative e sapere che cosa vuol dire poi realizzare ciò che si pensa e il concetto dell’architetto che fa le cose che poi non stanno in piedi è esemplare. Essendo io architetto ho sempre tenuto molto ad avere una collaborazione con chi poi realizza il tutto e per questo è importante sapere che cosa si può fare e cosa no. La capacità di esposizione è fondamentale per conquistare gli sposi, e lo si fa più con la capacità di raccontare che non con l’idea stessa. Perché l’idea può anche essere meravigliosa, ma se il wedding planner la descrive in maniera superficiale e loro non riescono a interpretare, è finita; se invece è in grado di comunicare l’entusiasmo, la voglia di fare, di creare, allora anche un’idea mediocre diventa bella.

2. Questa è la 13° edizione del corso, quanto è cambiato nel tempo il risultato finale dei progetti esposti dagli studenti?

Si è innalzato in maniera netta il livello di chi partecipa ai corsi, probabilmente oggi c’è più informazione, più formazione generica o comunque c’è una selezione per cui magari qualche anno fa quelli le persone venivano frequentavano il corso pensando che volesse dire trovare semplicemente il colore del tema del matrimonio, oggi vengono ai miei corsi persone o che già lavorano in questo campo ma in maniera un po’ diversa per esempio gestendo location o lavorando per catering e vogliono avere una formazione completa, oppure sono persone che hanno deciso di farlo con maggior cognizione di causa cioè quelle persone che vogliono fare di tutto questo un lavoro e quindi il livello dei progetti è decisamente più alto.

3. Quali sono le lacune e i punti positivi che riscontri più spesso in questa prova?

Devo dire che i picchi di creatività sono pochi, ma questo è un’attenzione che do io a questo aspetto, in realtà se siamo corretti nell’interpretazione del concetto della professione del wedding planner, il wedding planner è colui che organizza, non è un wedding designer, anche se le due figure possono coincidere. Alcune volte, è raro, ma alcune volte capita ci siano dei progetti di difficile realizzazione, e  poi c’è un po’ di inesperienza nel parlare al pubblico. Gli elementi positivi sono che trovi studenti che hanno le capacità, che ti presentano un progetto completo, non hanno tralasciato nulla, lo fanno bene, ci sono anche poi ogni tanto delle sorprese nella ricerca, come il tal brano musicale, la location particolare, cose che neanche io conosco.

4. Cosa speri che possano imparare gli studenti del corso da questo prova?

Soprattutto a seguire un filo logico nel rispettare i punti cardine per percorrere la strada dal primo momento in cui si affronta un evento, un progetto di matrimonio fino alla fine. Quindi razionalmente dovrebbe crearsi una scaletta che viene presentata nel corso degli incontri e seguirla. Delle volte durante l’esposizione del progetto ci sono delle divagazioni: qualcuno che parla dell’abito da sposa, del trucco che non sono richiesti, ci può stare, altri sono più concentrati su tutti gli aspetti logistici, tecnici e anche decorativi. E poi è importante secondo me considerare che il progetto va presentato al pubblico, a due persone che sono i clienti/giudici e questo serve secondo me proprio come esercitazione pratica.

Alcuni studenti poi hanno voluto esprimere il proprio parere sul corso dicendomi ciò che è piaciuto di più, per esempio la lezione pratica e creativa con Treehouse Wedding fioriste di Piacenza e quelle con la wedding planner Raffaella Rimassa dice Beatrice, ed Erica aggiunge a queste anche le ore con la psicologa Linda Bergamini che ha approfondito gli aspetti della psicologia del cliente. Valentina sottolinea anche l’importanza del primo incontro con Angelo perchè l’ha aiutata identificare in maniera chiara fin da subito la figura professionale del wedding planner. Infine Luca ha apprezzato la lezione sul dress code tenuta da Rossella Migliaccio, poichè lo stile è un’altra delle sue passioni, e allo stesso modo ha apprezzato anche la professionalità di tutti i docenti, e la disponibilità e la gentilezza di Angelo.

Ringrazio gli studenti per avermi permesso di assistere alle loro esposizione e Angelo per il tempo dedicatomi per l’intervista la sua cortesia e grande professionalità che sempre lo distinguono.

Vi lascio con alcune foto scattate nel pomeriggio.

In bocca al lupo a tutti gli studenti del corso per la vostra carriera nel mondo del matrimonio.

Benedetta